Sarebbero già due miliardi le dosi prenotate dai Paesi più ricchi, che rischiano di lasciare a secco i più poveri e, di conseguenza, indebolire la lotta globale alla pandemia. Al primo posto c'è la Gran Bretagna, seguono gli Stati Uniti e i Paesi europei. A tracciare un quadro della situazione è stata la rivista "Nature"
Sono già più di due miliardi le dosi di vaccino anti-Covid che i Paesi più ricchi si sono assicurati tramite accordi commerciali. A tracciare la situazione attuale nella lotta al nuovo coronavirus è stato un articolo pubblicato su "Nature"
Questa corsa ai vaccini rischia, però, di tagliare fuori i Paesi più poveri, minando di fatto la lotta globale alla pandemia, come sottolinea l'articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica. Il testo parla anche di come le iniziative internazionali nate per garantire un accesso equo ai vaccini abbiano trovato molte difficoltà
Ad oggi in tutto il mondo sono stati registrati quasi 24 milioni di casi e oltre 800 mila morti. Stati Uniti, Brasile e India i Paesi più colpiti, anche se si sta assistendo ad una recrudescenza del virus in Europa, con casi in crescita soprattutto in Spagna e Francia
Nella classifica dei Paesi più avanti nella corsa ai vaccini, secondo la rivista "Nature", svetta la Gran Bretagna
Il Regno Unito, infatti, si sarebbe già assicurato un totale di 340 milioni di dosi. In base alla popolazione britannica, è l'equivalente di cinque somministrazioni per ogni cittadino
Seguono gli Stati Uniti, che già dalla metà del mese di agosto si erano assicurati 800 milioni di dosi di almeno sei vaccini in via di sviluppo. Peraltro Moderna, l'azienda biotech statunitense, è stata la prima al mondo a raggiungere l'ultima fase dei test clinici per il suo vaccino sperimentale
Tra i vaccini più promettenti attualmente in fase di sviluppo c'è quello messo a punto dall'istituto Jenner dell'Università di Oxford in partnership con l'azienda italiana Irbm di Pomezia
Dal 24 agosto è partita, infatti, la sperimentazione sull'uomo del vaccino italiano, con i primi risultati che dovrebbero arrivare in autunno, quando cominceranno prima la fase 2 e successivamente la fase 3 di sviluppo
Indietro invece, secondo "Nature", la Cina, anche se Pechino ha approvato a fine giugno la somministrazione di un proprio vaccino ai suoi soldati dopo il via libera della Commissione militare centrale
La preoccupazione per una distribuzione globale dei vaccini non equa è tanta. Secondo Richard Hatchett di Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), un fondo che finanzia e coordina lo sviluppo di vaccini in caso di epidemie, "se i vaccini anti-Covid saranno mal distribuiti come accadde per l'influenza da virus H1N1 nel 2009, la pandemia rischia di durare più a lungo"
Dello stesso avviso anche Mark Feinberg, a capo della International Aids Vaccine Initiative a New York, secondo il quale "non ci libereremo della pandemia finché non la sconfiggeremo ovunque"
Il principale sforzo internazionale per garantire le forniture di vaccini è portato avanti da un fondo comune chiamato Covax e guidato da Gavi, un finanziatore di vaccini con sede a Ginevra per i paesi a basso reddito, insieme a CEPI e l'Organizzazione mondiale della sanità. Mira a garantire 2 miliardi di dosi di vaccino. Un miliardo riguarda 92 Paesi ed economie a basso e medio reddito che comprendono metà della popolazione mondiale. L'altro miliardo è destinato ad un massimo di 75 paesi più ricchi, che pagheranno invece i propri vaccini